Un importante aspetto della cultura è la scelta dei nomi delle persone. Ogni cultura attribuisce al nome del nascituro una diversa importanza, legata nel profondo con aspetti della civiltà come letteratura, filosofia, storia,...
Probabilmente, alle orecchie di un occidentale, i nomi cinesi suonano tutti uguali: Ming, Wang, Wei, Li, Chan, o altre parole dalla pronuncia che sembra difficile. Ma diamo un'occhiata più da vicino.
I nomi cinesi sono espressi in caratteri cinesi: questo è valido sia per l'etnia Han (i “cinesi” propriamente detti), sia per le altre minoranze che abitano la Cina; in questo secondo caso però, spesso il nome è solo trascritto in caratteri cinesi dalla lingua del gruppo etnico.
Il nome cinese è formato da cognome e nome; il cognome di solito è un solo carattere cinese, ad esempio Wang, Liu, Ma, il nome invece è formato da una coppia di caratteri che insieme formano una parola o una locuzione, ad esempio Xiaolong (小龙) che significa “piccolo drago”.
In tempi più antichi, il nome era composto da un solo carattere, a partire dalla dinastia Jin (265 – 420 d.C.) i nomi iniziano a essere composti da due caratteri, ma è solo con le dinastie Ming (1368 – 1644) e Qing (1644 – 1911) che diventa consuetudine; all'epoca il nome era formato secondo lo schema: cognome + generazione/posizione nell'albero genealogico + nome.
In genere, gli appartenenti ad altre minoranze etniche hanno nomi più lunghi, con cognomi composti da due caratteri e nomi che arrivano anche a 3 o 4 caratteri: questo spesso è dovuto alla traslitterazione del nome dalla lingua originale al cinese. Secondo un sondaggio effettuato dal Ministero di Pubblica Sicurezza il nome più lungo ha raggiunto i 15 caratteri; inoltre, ci sono un migliaio di persone il cui nome ha più di 10 caratteri, il 97% dei quali appartengono alla minoranza etnica Uygur e vivono nella Regione Autonoma dello Xinjiang.
Nei documenti validi a livello internazionale, come il passaporto, i nomi devono essere scritti in Pinyin, vale a dire secondo il sistema di trascrizione ufficiale in lettere latine. Il cognome va prima del nome ed entrambe le iniziali devono essere scritte in maiuscolo. Per semplificare, possiamo dire che i cinesi hanno due modi per scrivere il loro nome, uno con la scrittura in caratteri e uno con la trascrizione in lettere latine.
Il popolo cinese, durante i suoi millenni di storia e cultura, ha sempre attribuito una grande importanza al nome delle persone. Scegliere il nome per un bambino è determinante per il suo futuro: i caratteri dovevano essere scelti in maniera molto accurata e non solo per il loro significato.
Secondo gli antichi registri, era il padre che sceglieva il nome tre mesi dopo la nascita del bambino. In epoche successive il rito è stato modificato, con l'assegnazione del nome alla prima luna piena, dopo un anno oppure prima della nascita. Oggi, il momento della scelta del nome dipende dalle usanze familiari, ma tendenzialmente si sceglie dopo la nascita, anche perché il sesso del nascituro non è quasi mai rivelato durante le visite in gravidanza.
Gli antichi documenti scritti ritrovati ci permettono di avere preziose informazioni sulla cultura legata ai nomi e di come le tendenze siano cambiate nel corso della storia. Ad esempio, durante la dinastia Shang (XVI – XI secolo a.C.) era consuetudine chiamare i figli in base all'ordine di nascita: nomi che potremmo tradurre come Primo, Secondo, ...
Questa usanza si è conservata anche nelle epoche successive e in tempi più recenti. Tra gli altri nomi molto in voga in antichità c'erano quelli composti dal verbo “nascere” più il momento della giornata o la stagione, ad esempio, Qiusheng significa "nato in autunno" e "Wusheng" significa "nato a mezzogiorno", in entrambi nomi “sheng”(生) significa “nascere”.
A partire dalla dinastia Zhou (1046 – 256 a.C.) il rituale della scelta dei nomi è stato formalizzato e il significato inizia ad acquisire una sempre maggior importanza. Il nome poteva essere scelto, ad esempio, seguendo i principi dell'astrologia e della filosofia cinese dei Cinque Elementi (fuoco, acqua, terra, metallo, legno). Secondo l'astrologia e la filosofia cinese, i cinque elementi sono predominanti ciclicamente ognuno in contesti e momenti diversi. Se un bambino nasceva “carente di acqua”, si aggiungevano caratteri con l'elemento “acqua” nel nome. Le famiglie che credono molto nei principi dell'astrologia, seguono questa usanza ancora oggi.
Spesso le famiglie che volevano un futuro florido per i figli, sceglievano caratteri come “fortuna”, “denaro”, “longevità”, “prosperità”. Oppure caratteri con significati come “virtù”, “benevolenza”, “talento”, “saggezza”, specialmente per chi augurava al figlio un futuro da missionario. Anche se non come allora, ancora oggi è possibile sentire nomi di questo tipo.
Le donne sono spesso venivano chiamate con nomi legati al mondo naturale, specialmente con nomi di fiori. Tra i più usati c'erano e ci sono ancora oggi: osmanto, peonia, orchidea (come la famosa Mulan: “lan” infatti significa “orchidea”, mentre “mu” significa “legno”), fiore di primavera, loto.
La prima generazione di bambini nati durante la fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 hanno tutti nomi con significati patriottici o dai connotati rivoluzionari, come “nuovo stato” (建国Jianguo, letteralmente “fondare uno stato”), o “liberazione” (解放Jiefang).
A partire dagli anni Settanta del Novecento, la tendenza era di nuovo di usare un solo carattere per il nome e così è stato fino agli anni Ottanta, quando con l'apertura e le riforme economiche la moda americana è arrivata anche in Cina e i genitori hanno iniziato a scegliere caratteri e parole che avessero un suono simile ai nomi in lingua inglese.
Dagli anni Novanta in poi si è assistito a un ritorno alle antiche tradizioni, con la scelta di nomi dal significato più profondo e parole scelte dalla letteratura.
La differenza più evidente tra i nomi cinesi e i nomi italiani è che in Cina si sceglie un carattere o una parola per il suono e il significato, mentre in Italia l'importanza del significato non è così grande.
In Cina poi tutta la famiglia partecipa alla scelta del nome, e molto spesso sono gli anziani ad avere l'ultima parola. Al contrario, in Italia è più una questione privata della mamma e del papà, anche se spesso i nonni intervengono con suggerimenti.
Un'altra differenza molto importante è che in Italia, così come nel resto dell'Europa o in America, non è raro che i figli si chiamino come i nonni o come altri componenti della famiglia. In Cina invece non c'è questa usanza, anzi è ritenuto poco rispettoso nei confronti degli antenati: in molte famiglie si cerca addirittura di non scegliere nemmeno caratteri che suonino simili al nome degli antenati.
I caratteri usati per i cognomi cinesi sono circa un centinaio, infatti i cinesi si chiamano il “popolo dei cento cognomi”; anche per i nomi non sono usati tutti i caratteri e tutte le parole della lingua cinese: il nome deve essere bello da sentirsi, non deve suonare come una parola sfortunata o una parola tabù e deve portare fortuna al neonato, seguendo i principi dell'oroscopo cinese.
A causa di ciò, in Cina non è raro il fenomeno di omonimia: il primo motivo è appunto una popolazione numerosa ma scelta di “parole” limitata; il secondo motivo è che la cultura che sta alla base della scelta dei nomi è la stessa, così come le fonti letterarie e filosofiche, e i personaggi storici a cui le famiglie si ispirano per scegliere il nome del nascituro. Il terzo motivo è la moda: è molto frequente che i nati nella stessa epoca si chiamino con nomi uguali o simili, a causa di qualche avvenimento importante o di personaggi di spicco.
Un esempio? Secondo le statistiche, ci sono circa 400 mila persone chiamate Guoqing (国庆), che tradotto in italiano significa “festa nazionale”, e oltre 960 mila persone chiamate Jianguo (建国), che potremmo tradurre con “fondare un paese”!