La Cina, con la sua civiltà dalla storia millenaria, ha un patrimonio culturale ricchissimo. Pensando a questo paese lontano ed esotico viene subito in mente l'architettura tradizionale di templi e pagode, i giardini classici, la cultura del tè, la seta. Una componente molto importante della cultura cinese è l'abbigliamento tradizionale. In Occidente la “moda cinese” è spesso sinonimo di prodotti di marca imitati e capi di abbigliamento a poco prezzo a volte di dubbia qualità. Se si fa un passo indietro nel tempo, è facile rendersi conto che anche in fatto di abbigliamento e moda la Cina ha tradizioni millenarie.
Nonostante a partire dal XX secolo l'abbigliamento tradizionale cinese abbia subito le influenze dell'Occidente e oggi il modo di vestirsi, soprattutto tra le giovani generazioni, segua i dettami della moda europea, americana e coreana, negli ultimi decenni si sta assistendo a una sorta di ritorno alle tradizioni anche in questo senso. L'epoca maoista, sotto i principi dell'uguaglianza e della parità, aveva portato a una semplificazione dell'abbigliamento, eliminando ogni traccia di tradizionale e ogni sfoggio di ricchezza “borghese”.
Dopo l'apertura all'Occidente della fine degli anni Ottanta e l'inseguimento di modelli provenienti da paesi considerati più sviluppati e all'avanguardia, la popolazione cinese ha iniziato a sentire il bisogno di una ricerca delle proprie radici culturali cancellate da alcune politiche errate del maoismo. È sempre più frequente vedere giovani ragazze vestire l'hanfu, l'abito di epoca imperiale: c'è chi lo fa come cosplay, chi invece vuole far tornare di moda gli antichi canoni di bellezza ed eleganza.
In quanto paese multietnico, il concetto di moda tradizionale cinese non è un qualcosa di monolitico, ma include l'abbigliamento tipico di ognuna delle 56 minoranze etniche che convivono nel paese. In questo articolo vogliamo quindi descrivervi la storia e le caratteristiche principali dell'abbigliamento tradizionale dell'etnia Han (la più numerosa) e di altri nove gruppi etnici. Buona lettura!
L'abbigliamento tradizionale dell'etnia Han è il cosiddetto hanfu (汉服 Hànfú), un completo che ha circa 4000 anni di storia e le cui caratteristiche fondamentali sono rimaste pressocché invariate nel corso dei secoli, fino alla dinastia Ming (1368 – 1644). Agli albori della Cina imperiale, la dinastia Zhou (1046 – 221 a.C.) e la dinastia Qin (221 – 207 a.C.) portano a una prima definizione di hanfu, anche se è solo con la dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) che le norme di abbigliamento diventano rigorose, ponendo le basi per la moda delle dinastie successive.
Con la successiva dinastia Tang (618 – 907 d.C.), considerata l'epoca d'oro imperiale, si dà sempre più importanza all'eleganza, alla raffinatezza e al lusso, elementi che vanno a caratterizzare anche la moda dell'epoca. Gli abiti tradizionali della dinastia Song (960 – 1279 d.C.) invece hanno uno stile più semplice e sobrio, per poi tornare più elaborati e raffinati in epoca (1368 – 1644 d.C.).
I primi reperti archeologici riconducibili al vestito hanfu risalgono alla primitiva cultura Yangshao (Neolitico, 5000 – 3000 a.C.). Questo tipo di abito tradizionale è composto da una casacca lunga fino alle ginocchia chiamata yi (衣), con colletto incrociato, chiusa da una fascia tenendone il lato destro sopra, e da una gonna lunga fino alle caviglie chiamata shang (裳).
Oltre allo hanfu, troviamo un altro tipo di abito tradizionale composto da due pezzi cuciti insieme: lo shenyi (深衣); il nome di questo vestito significa letteralmente “vestito profondo”, o meglio “coprire (il corpo) in modo profondo” e rappresenta alla perfezione l'ideologia confuciana secondo la quale per evitare ogni contatto fisico, le donne dovevano essere completamente coperte. Le caratteristiche e la lunghezza del vestito per le donne erano fondamentali, al punto da essere descritte accuratamente nel Libro dei Riti: doveva essere lungo abbastanza da non lasciar scoperto niente, ma non doveva toccare il pavimento. Per gli uomini, invece, era lungo fino al ginocchio.
Tre elementi permettevano di distinguere gli abiti delle diverse classi sociali: lunghezza della gonna, larghezza delle maniche e tipologia di decorazioni. Oltre a questi, anche altri elementi come gioielli, acconciature e copricapi erano simbolo e rappresentazione del proprio prestigio sociale. Per quanto riguarda l'acconciatura, le donne nel corso dei secoli hanno sempre portato i capelli raccolti in chignon più o meno elaborati a seconda della moda dell'epoca, con forcine, pettini e altri elementi decorativi.
L'etnia Manchu è stata a capo della Cina, sostituendosi all'etnia han, dal 1644 al 1911 con la dinastia Qing, l'ultima dinastia imperiale. L'ascesa al potere di questa popolazione segna l'inizio di un periodo dove la cultura e i valori mancesi si impongono su quelli tradizionali cinesi, diventando dominanti.
L'immaginario comune occidentale della moda tradizionale cinese deriva proprio da quest'epoca: il tipico codino lungo per gli uomini e l'abito da donna in seta aderente alle forme, abbottonato a destra. Entrambi gli elementi appartengono effettivamente alla tradizione mancese, ma vediamo nel dettaglio le caratteristiche della moda tradizionale dell'etnia Manchu.
L'abito tradizionale maschile è il changshan (长衫), che letteralmente significa “camicia lunga”; questo abito ha delle caratteristiche comuni con l'abito hanfu, in quanto composto da una casacca e una lunga gonna. La differenza è l'abbottonatura centrale, invece della chiusura laterale.
L'abito tradizionale femminile è invece il qipao (旗袍), costituito da una tunica larga e dritta che copriva completamente le forme. Nel corso del tempo si è modificato fino a diventare il sensuale abito aderente con spacchi laterali e abbottonatura a destra conosciuto anche in occidente.
La moda tradizionale mancese, nel corso dei secoli, va a sostituire quella dell'etnia Han e ancora oggi il qipao e il changshan sono indossati in occasione di cerimonie e festività tradizionali importanti, anche dalle persone di etnia Han.
Il gruppo etnico dei Miao vive principalmente nella provincia cinese del Guizhou, ma si trovano anche in Guangxi, Yunnan, Hunan e Hubei. I Miao sono divisi in diversi sottogruppi, ognuno con abbigliamento tradizionale particolare. In generale, l'abito tradizionale per le donne è una gonna a pieghe ricamata con motivi presi dal mondo naturale (animali, foglie e fiori); la gonna può essere corta o lunga a seconda delle usanze del gruppo.
Gli uomini indossano un completo semplice di pantaloni e camicia. I vestiti sono principalmente in lino, ricamati o decorati con la tecnica del batik. Le donne Miao indossano vistosi copricapi e gioielli d'argento, prodotti e lavorati dagli uomini del villaggio: per l'etnia Miao, l'argento è simbolo di ricchezza, ma è apprezzato anche per le sue proprietà di porta fortuna in grado di scacciare il male.
Il gruppo etnico Zhuang vive tra Guangxi (Regione Autonoma Guangxi Zhuang), Yunnan, Guangdong e Sichuan. Sono i più numerosi dopo gli Han e comprendono un largo numero di sottogruppi riconducibili alla stessa etnia.
I loro abiti tradizionali sono di cotone, pantaloni larghi e neri (uomini e donne) lunghi fino al ginocchio oppure gonne di batik (donne), con camicie senza colletto bianche e azzurre corte in vita. Il blu e l'indaco sono altri colori tipici dell'abbigliamento di quest'estnia.
Le donne portano dei copricapi formati da asciugamani arrotolati. Tradizionalmente agricoltori e coltivatori di riso, gli Zhuang in antichità indossavano particolari sandali di paglia o di bambù per lavorare oppure scarpe imbottite per scaldarsi i piedi in inverno. Le donne amano indossare gioielli come orecchini, collane e bracciali.
La popolazione degli Zang, meglio conosciuti come Tibetani, vivono principalmente nella regione autonoma del Tibet e in alcune prefetture della provincia del Qinghai, del Gansu, dello Yunnan e del Sichuan.
I tibetani portano i capelli acconciati con trecce, gli uomini hanno una treccia raccolta sulla testa, mentre le donne la lasciano cadere sulle spalle. La caratteristica distintiva dei loro abiti sono le maniche molto lunghe della casacca o giacca invernale, che portano arrotolata in vita anche durante le altre stagioni.
Spesso si porta la casacca solo da un lato, lasciando l'altra manica arrotolata in vita: questa usanza deriva dal clima particolare dell'altopiano tibetano, caldo di giorno e freddo di notte; un abbigliamento versatile permette di stare bene con qualsiasi temperatura. Un altro elemento è un pezzo di stoffa, una sorta di sciarpa, considerato sacro: si chiama hada ed è un tessuto di colore bianco, spesso in seta, che si regala agli ospiti venuti da lontano o quando si va in visita dagli anziani.
Le donne indossano lunghe gonne e amano i gioielli di pietre come la giada o d'oro. Con l'influenza del Buddhismo, anche gli uomini indossano collane e bracciali legati alla religione (i cosiddetti “rosari buddhisti”).
Nelle zone rurali l'abito tradizionale era e ancora oggi è caratterizzato da pelli e pellicce di animali.
Il nome di questo gruppo etnico fa subito pensare al leggendario Genghis Khan e a suo figlio Kublai Khan che conquistarono l'Asia e l'Europa nel XIII secolo, creando uno dei più vasti imperi della storia del mondo.
I mongoli tradizionalmente sono una popolazione nomade delle steppe, anche se nell'ultimo secolo si sono adattati a uno stile di vita più sedentario, stabilendosi nelle città; oggi vivono principalmente nella regione autonoma della Mongolia Interna, nello Xinjiang, in Liaoning, nel Jilin, in Heilonjiang, in Gansu, in Qinghai, in Hebei e in Henan.
L'abbigliamento tradizionale dell'etnia mongola è caratterizzato da un cappello di pelliccia e seta, il caffetano e gli stivali di pelle o di stoffa con risvolto. Gli uomini portano coltelli e armi per la caccia allacciati alla cintura di seta o cotone, mentre le donne indossano gioielli di argento e pietre preziose.
Sia donne che uomini indossano tuniche: i vestiti degli uomini sono larghi per lo più blu o marroni, mentre i vestiti delle donne sono più stretti per mettere in risalto le forme, di colore rosso, rosa, verde o blu cielo.
La maggior parte degli Uyguri vive nella provincia dello Xinjiang, nel Nord-ovest della Cina, una regione storica chiamata anche Turkestan.
L'abbigliamento tradizionale degli Uyguri nel corso dei secoli ha subito forti influenze mediorientali, anche grazie alla Via della Seta. L'abito tradizionale delle donne è un lungo vestito colorato a maniche lunghe e larghe con decori e ricami.
Gli uomini invece indossano una sorta di lungo camice ricamato. I vestiti sono in lana, cotone o seta, mentre la pelle e la pelliccia sono usati per gli indumenti invernali. Il cappello è parte essenziale del loro vestiario. Nelle zone più fredde del Nord dello Xinjiang, il cappotto è un altro elemento che caratterizza l'abbigliamento tradizionale uyguro. Le donne portano orecchini, anelli, bracciali e collane e amano ricamare a mano i propri vestiti.
Spostandoci nella regione del Ningxia, del Gansu e del Qinghai, verso il remoto Nordovest della Cina, è facile incontrare uomini che indossano un copricapo dalle fattezze mediorientali e donne che portano l'hijab; è proprio il copricapo ciò che caratterizza l'abbigliamento tradizionale dell'etnia Hui.
Gli Hui sono musulmani e questo influenza vari aspetti della loro vita, dal cibo all'abbigliamento. I copricapi per gli uomini sono bianchi, mentre il colore dell'hijab da donna varia in base all'età e al sottogruppo: può essere bianco, nero, rosso o verde. Gli abiti tradizionali sono di cotone dai colori chiari; gli uomini indossano un panciotto nero insieme a una camicia bianca. Le scarpe tradizionali di questa popolazione sono di stoffa. Le donne hanno i buchi alle orecchie e portano orecchini, insieme ad altri gioielli.
I Dai abitano al confine con la Birmania e il Laos nella provincia cinese meridionale dello Yunnan, in particolare nell'area di Xishuangbanna e Dehong. Vivono lungo le sponde del fiume Mekong e sono tra le più ricche popolazioni della zona, grazie alla florida agricoltura della regione; tra le coltivazioni ci sono anche tè, bambù e canna da zucchero.
La loro cultura è strettamente legata alla cultura Thai: cibo, abbigliamento tradizionale e architettura ricordano molto quelli thailandesi.
Uno dei capi dell'abbigliamento tradizionale è il sarong, il tipico pareo che si vede in molte regioni del Sud-est asiatico, legato in vita per formare una gonna aderente. Le donne indossano gonne lunghe fin sopra le caviglie e strette sui fianchi, dai colori pastello, di solito rosa, giallo, verde chiaro o azzurro; sopra indossano una camicia smanicata che lascia scoperto il ventre. Gli uomini indossano una camicia smanicata e larghi pantaloni lunghi; spesso portano una sorta di turbante di colore scuro. Le donne portano i capelli raccolti in eleganti chignon, adornati con fiori o con copricapi.
Il gruppo etnico Yi, conosciuti anche come Nuosuo, è una popolazione che vive nelle aree montuose tra le provincie del Sichuan e dello Yunnan. Per quanto riguarda l'abbigliamento tradizionale, si possono distinguere sei grandi gruppi, ma in generale le donne portano lunghe gonne a pieghe colorate oppure pantaloni larghi con pizzi; sopra indossano delle camicie, spesso nere, abbottonate a destra e ricamate con motivi floreali.
Gli uomini invece indossano camicie dalle maniche strette, sempre con abbottonatura a destra, e pantaloni più o meno larghi a seconda della zona. Entrambi i sessi portano una sorta di turbante, di solito nero. Gli abiti sono spesso decorati con pizzi e ricami: le donne Yi sono abili ricamatrici e tramandano i segreti di generazione in generazione, è considerata una vera e propria arte. Le donne amano indossare ornamenti d'oro o d'argento, come orecchini, bracciali, anelli e collane.