Buddhismo

 

Buddismo
Buddismo

Introduzione del Buddhismo

Il Buddhismo o Buddismo (fojiao 佛教) è una delle cinque religioni più diffuse in Cina. A differenza del Taoismo, il Buddhismo non è una religione autoctona cinese, ma nacque e si sviluppò principalmente in India tra il VI e il V sec. a.C. Introdotto in Cina solo nel I sec. d.C. da alcuni missionari buddhisti, nel corso dei secoli il culto buddhista andò via via adattandosi alla cultura cinese, differenziandosi gradualmente dal buddhismo indiano e assumendo caratteristiche sempre più uniche e particolari.

Il buddhismo ha avuto una lunga storia in Cina e ha contribuito a plasmare la cultura e la tradizione cinese. Nel corso dei millenni, a seconda dell’imperatore in carica, il buddhismo in Cina è stato accolto positivamente o ha affrontato terribili persecuzioni. Il credo buddhista, tuttavia, è rimasto forte ed è sopravvissuto fino ad ora. Al giorno d’oggi. la Cina ospita la più grande popolazione buddista del mondo.

In questo articolo approfondiremo i precetti principali del Buddhismo, la sua storia dell’arrivo di questo credo in Cina, la differenza del Buddhismo cinese dalla dottrina originale, le caratteristiche delle varie scuole di pensiero buddhiste cinesi e molto altro ancora.

 

Introduzione al Buddhismo - Basi del Buddhismo

 Il Buddhismo - i concetti principali

Nirvana di Sakyamuni
Nirvana di Sakyamuni

Lo scopo principale del buddhismo è raggiungere il Nirvana, ovvero il regno della permanenza. Secondo gli insegnamenti di Buddha, infatti, quello in cui viviamo è un mondo fatto di impermanenza che, proprio per il suo essere in continuo mutamento, porta dolore e sofferenza. È il vuoto (sunya) sotto al velo dell’illusione, chiamato di Maya.A questo principio sono abbinati i concetti propri del pensiero indiano di samsara e di karma, entrambi legati all’idea di reincarnazione. Il samsara è la ruota dell’esistenza e il ciclo infinito di rinascite. 

Secondo la percezione induista, dopo la morte è possibile reincarnarsi in un nuovo essere umano, ma anche in un animale, in un insetto, in una pianta, ecc. A stabilire la forma futura che si assume con la reincarnazione è il karma, ovvero l’insieme delle azioni compiute da un essere vivente nella sua esistenza passata. Come risultato naturale, più il numero delle azioni buone è alto, migliore sarà l’esistenza futura.

Per il buddhismo, uscire dal regno dell’impermanenza e raggiungere il nirvana significa anche spezzare il ciclo di continua rinascita che è il samsara, questo perché è proprio il samsara a tenere legati a questo mondo di illusione e sofferenza. La perpetua rinascita e erranza è causa di dolore e porta al duhkha, uno stato di malessere e insoddisfazione dovuto al continuo vagare.

Secondo gli insegnamenti del buddha, per evadere dal samsara è necessario eliminare ogni sorta di desiderio, di tensione e di pulsione, questi infatti conferiscono al regno dell’impermanenza la sembianza di unità e di permanenza. Nella realtà dei fatti, però, rimangono illusioni che incatenano gli esseri viventi sempre più alla ruota dell’esistenza.

 

Disciplina mentale del buddismo
Disciplina mentale del buddismo

Il buddhismo mira quindi a sradicare ogni illusione e porre fine all’ingranaggio del desiderio per far sì che cessino anche le azioni e con loro il karma e, di conseguenza, il ciclo eterno delle rinascite.

Più che uscire dalla ruota del samsara, possiamo dire che il pensiero buddhista abbia come obiettivo quello di raggiungerne il centro, uno spazio vuoto infinito che è il solo a sfuggire al continuo girare della ruota.

I metodi per eliminare desideri e illusioni e raggiungere il Nirvana sono molteplici e i principali sono gli otto designati dall’ottuplice sentiero. Gli otto sentieri appartengono a tre ordini differenti: pratica morale, disciplina mentale (meditazione e concentrazione, tra cui pratiche come la yoga per raggiungere uno stato di calma totale e per disciplinare lo spirito) e saggezza.

 

 Il canone buddhista

Testi buddisti
Testi buddisti

I testi buddhisti che formano il canone buddhista sono divisi in tre parti e sono detti, in India, Tri pitaka (in cinese 三藏 san zang, i “tre depositi”).

1. I sutra sono i classici, ovvero i testi che sono alla base dell’intero canone. Comprendono le parole del Buddha pronunciate durante i suoi discorsi pubblici;

2. I sastra sono i commentari, i trattati e tutti i testi aggiunti ai sutra;

3. I vinaya sono le regole monastiche.
 

 Buddhismo himalayana e Buddhismo mahayana

Statue del buddhismo hinayana
Statue del buddhismo hinayana

Il buddhismo hinayana e quello mahayana, conosciuti anche come buddhismo del grande e del piccolo veicolo, sono le due scuole di pensiero buddhiste principali. Le due correnti si differenziano fondamentalmente per il concetto e la funzione che attribuiscono a colui che raggiunge l’illuminazione.

Il buddhismo hinayana (o “del grande veicolo”). Secondo il buddhismo hinayana, l’illuminato o Ahrat (il “senza ritorno”) ha come obiettivo principale il raggiungimento del Nirvana. Come si evince dal suo nome, raggiungere l’illuminazione è l’ultima tappa del suo viaggio verso la liberazione dal ciclo eterno di rinascita e dal dolore. Quello hinayana è il buddhismo originario che prevede che la salvezza sia destinata solo all’élite monastica. Questa scuola di pensiero buddhista è ancora oggi molto diffusa nell’Asia meridionale.

 

Monaci de buddhismo mahayana
Monaci de buddhismo mahayana

Il buddhismo mahayana (o “del piccolo veicolo”). Per il buddhismo mahayana, la salvezza non è riservata solo a una categoria di persone, ma chiunque può ottenerla. Tutti gli esseri viventi, infatti, possiedono in sé la natura di Buddha e sono per questo in grado di raggiungere, come lui, il Nirvana tramite l’illuminazione. Il bodhisattva (“l’essere del risveglio”) è colui che, dopo essere uscito dal ciclo eterno di rinascita, ridiscende sulla terra per aiutare gli altri esseri a entrare nel Nirvana. È un essere guidato dalla compassione, che non vuole rimanere nel Nirvana finché non ha aiutato tutti gli altri ad entrare insieme a lui.

Una volta raggiunto il Nirvana, il bodhisattva capisce che il mondo della permanenza (Nirvana) e quello dell’impermanenza (samsara) sono aspetti di un’unica realtà, due facce della stessa medaglia. Per la scuola di pensiero buddhista mahayana, quindi, è solo la nostra mente che ci fa percepire il Nirvana come un’entità separata, lontana dal mondo di sofferenza e illusione, una sorta di paradiso esterno.

Il buddhismo mahayana si sviluppa a partire dal 250 a.C. ed è la corrente di più vasta diffusione in Cina.

 

 Scuole di pensiero tantriche e esoteriche

Mandala
Mandala

Le scuole di pensiero esoteriche, riservate ad un’élite di solito monastica, e quelle tantriche, che seguono metodi specifici per raggiungere l’illuminazione, hanno in comune tre diversi metodi di concentrazione:

1. Il mantra come suono. Il mantra può essere una voce, una parola. Non è una preghiera perché non è una richiesta a una divinità, ma consiste semplicemente in un suono ripetuto che aiuta la concentrazione. Il mantra più famoso è l’om o aum. Quest’ultimo è un metodo di concentrazione esoterico, perché, perché sia pronunciato nel modo più corretto possibile, è necessario l’intervento di un maestro;

2. Il mudra come gesto delle mani e posizione del corpo;

3. Il mandala come vista. I mandala sono opere complicatissime e molto belle, destinate tuttavia a non essere esposte, ma ad essere distrutte una volta completate. Sono infatti mezzi per raggiungere la concentrazione e non opere d’arte. I motivi ricorrenti nei mandala sono il quadrato, il triangolo e il cerchio, ognuno legato a una simbologia particolare.

 

Storia del buddhismo in Cina – Dall’India alla Cina

 Gautama Siddhartha, il fondatore del Buddhismo

Gautama Siddhartha
Gautama Siddhartha

Secondo la tradizione, il pensiero buddhista ha come figura centrale l’asceta Gautama Siddhartha (VI sec. a.C.). Contemporaneo di Confucio, Siddhartha apparteneva alla casta degli schiatria, ovvero quella dei ricchi proprietari terrieri, seconda solo alla casta del brahamini.

Una delle leggende più popolari vuole che il padre, non desiderando che il figlio conoscesse mai sofferenza o dolore, lo tenne lontano dal popolo, regalandogli un periodo spensierato e all’insegna della felicità all’interno delle mura del lussuoso palazzo di famiglia.

Dopo una vita di lusso e piacere, non ancora compiuti i 30 anni Siddhartha decise da uscire da palazzo e entrò in contatto per la prima volta con vecchiaia, sofferenza, dolore e morte. Dopo quell’esperienza stravolgente, decise di abbandonare la propria dimora e di vivere per strada come un mendicante. Fu in questo periodo che Siddhartha iniziò a sviluppare il pensiero cardine del buddhismo, ovvero l’idea che tutto sia illusione.

Dopo una costante ricerca della verità e di un modo per far cessare l’impermanenza, causa del dolore e della sofferenza, a 35 anni Siddhartha raggiunse l’illuminazione sotto “l’albero del risveglio” e prese il nome di Buddha. Dedicò quindi il resto della propria vita all’insegnamento. Morì in tarda età e il suo corpo fu cremato.

Dato che il Buddhismo fu fondato da un membro della seconda casta, non fu immediatamente accolto in India. Inoltre, gli insegnamenti di Siddhartha, inclusivi e applicabili da chiunque, contrastavano con quanto predicato dall’Induismo, secondo cui solo i membri della casta più alta e importante potevano raggiungere l-illuminazione e diventare santi. Per questi motivi, il buddhismo cercò di svilupparsi altrove e raggiunse, tramite vie commerciali terrestri e marittime già esistenti, l’impero cinese.

 

 Il Buddhismo in Cina – Dalle origini a oggi

Via della seta
Via della seta

Non è chiaro il periodo esatto dell’arrivo della dottrina buddhista in Cina. Ciò che è certo è che durante la dinastia Qin (221 – 206 a.C.) il primo imperatore Qin Shi Huang vietò ogni forma di culto e ordinò la distruzione di tutti i libri e di tutte le opere di carattere religioso. Anche nella possibilità, quindi, che gli insegnamenti buddhisti fossero già arrivati in Cina in questo periodo, non ne è pervenuta alcuna prova fisica.

Le prime testimonianze di pensiero buddhista trovate in Cina risalgono al I sec. d.C., periodo di dominio Han (206 a.C. – 220 d.C.). Durante la dinastia Han esistevano due percorsi via terra che collegavano la Cina alle regioni di credo buddhista: il primo era la Via della Seta, che attraversava tutto lo Xinjiang; il secondo era la strada del tè e dei cavalli, che passava attraverso lo Yunnan. È proprio attraverso queste vie che il buddhismo iniziò a farsi strada in Cina.

Dopo l’arrivo del Buddhismo in Cina nel I sec. d.C., il credo buddhista fece inizialmente fatica a diffondersi tra il popolo perché alcuni dei suoi precetti cardine erano diversi o, addirittura, opposti a quanto dettato dal pensiero tradizionale cinese. In particolare, ad essere contrastata era la figura del monaco buddhista, che uscendo di casa e abbandonando la propria famiglia per dedicarsi alla vita monastica, non rispettava il concetto di pietà filiale (xiao 孝) che ancora oggi è fondamentale nella società cinese.

Superate le prime difficoltà, il pensiero buddhista prese velocemente piede in tutto il territorio cinese e la sua diffusione raggiunse il culmine durante il regno dell’imperatrice Tang Wu Zetian (624 – 705), che dichiarò il buddhismo religione ufficiale dell’impero. Risale a questo periodo la costruzione di alcuni degli edifici buddhisti più famosi, ad esempio la pagoda della Grande Oca selvatica di Xi’an, edificata proprio per volere dell’imperatrice.

I successori di Wu Zetian, tuttavia, non solo erano dei convinti taoisti come gli imperatori Tang precedenti, ma credevano inoltre che il buddhismo fosse da eradicare insieme alle altre religioni considerate eretiche. Ecco che quindi, durante il regno di Wuzong (814 – 846), scoppiò la Grande persecuzione antibuddhista dell’843 – 845.


Durante il dominio delle dinastie successive a quella Tang, il taoismo prevalse sul buddhismo. La dinastia Yuan (1279 – 1368) fu la prima dopo secoli a preferire il culto buddhista e a dare spazio al buddhismo tibetano. La dinastia Ming (1368 – 1644) proseguì sulla stessa rotta e il buddhismo continuò a diffondersi in tutto il territorio cinese, divenendo pian piano una delle religioni più seguite e praticate in Cina.

 

Fasi di sviluppo del Buddhismo in Cina

kumarajiva che traduce i testi buddisti
kumarajiva che traduce i testi buddisti

Anche se le prime testimonianze di una presenza buddhista in Cina risalgono al I sec. d.C., si può iniziare a parlare di buddhismo cinese solo molto più tardi, dopo, cioè, che la dottrina originale subì un lungo processo di assimilazione con la tradizione e la cultura cinesi. Qui sotto elenchiamo le fasi principali dello sviluppo del Buddhismo in Cina:

• Tra il I e il IV sec. d.C. si verificò la diffusione dei primi elementi di natura dottrinale del Buddhismo. Inizialmente tali concetti non vengono accettati di buon grado perché inquadrati in un contesto monastico, il Buddhismo viene infatti percepito come un oltraggio ai principi cardine della società e della cultura cinese, primi tra tutti la pietà filiale.

Nonostante le prime difficoltà, il Buddhismo (la dottrina mahayana) fu gradualmente assimilato e già nel II sec. d.C. a Luoyang venne fondato un centro di traduzione dei testi sacri buddhisti gestito da missionari di origine centro – asiatica. Le traduzioni dei missionari, tuttavia, erano abbastanza grossolane e utilizzavano termini taoisti per rendere i concetti principali buddhisti. In questo periodo, inoltre, gli unici testi buddhisti utilizzati in Cina erano importati dall’India.


Dopo la caduta della dinastia Han, la parte settentrionale della Cina fu conquistato da popoli di origine barbarica. Questo costrinse la vecchia élite Han a rifugiarsi nel centro – sud dell’impero e a diffondere il Buddhismo prima conosciuto solo nel nord. Le traduzioni dei testi sacri iniziarono ad essere più corrette e raffinate, soprattutto nelle aree meridionali.


A partire dal III sec. d.C., il Buddhismo divenne molto popolare e si svilupparono due principali correnti di pensiero, che mettevano al centro diversi concetti della scuola buddhista. La prima era la corrente Dhyana, che prevedeva l’applicazione di esercizi mirati al conseguimento di diversi stadi di concentrazione. La seconda, invece, era la corrente di pensiero Prajna (“saggezza”), considerata una variante del taoismo. Per ogni scuola furono tradotti testi differenti. Le traduzioni non erano uniche e ogni maestro utilizzava la propria versione.


• Nel 402 d.C. arrivò in Cina il maestro indiano Kumarajiva, che rivoluzionò il metodo di traduzione dei testi sacri buddhisti. Messosi a capo di un gruppo di traduttori con competenze sia nel sanscrito che nel cinese, procedette con la traduzione delle opere buddhiste più importanti.

 

Monaci cinesi che vanno al Giappone
Monaci cinesi che vanno al Giappone

• Tra il VII e il X sec. d.C. (dinastia Tang, 618 – 907) i testi tradotti dal gruppo del maestro Kumarajiva erano diffusi in tutta la Cina. Iniziarono a formarsi le prime scuole di pensiero cinesi che compilarono man mano testi nuovi, che si distaccavano parzialmente dalla tradizione buddhista originale. Il Buddhismo cinese si diffonde quindi anche in Corea e in Giappone.


• Tra l’843 e l’845, durante il regno dell’imperatore Tang Wuzong (814 – 846), si verificò la grande Grande persecuzione antibuddhista. Le tantissime scuole buddhiste cinesi che erano state fondate nel secolo precedente scomparvero e tra loro sopravvisse solo la scuola Chan, conosciuta come scuola buddhista Zen in Giappone.

 

Buddhismo in Cina – Scuole di pensiero cinesi

Tempio dove nacque scuola Tiantai
Tempio dove nacque la scuola Tiantai

La scuola buddhista Tiantai. Prende il nome da una catena montuosa del Zhejiang, patria del fondatore e primo patriarca Zhiyi (538 – 597). È la prima delle scuole buddhiste puramente cinesi. Il principio fondamentale alla base del pensiero di questa scuola riguarda la realtà “mediana”, ovvero il fatto che la realtà comprenda sia la realtà vuota (perché mancano di natura propria) che quella temporanea (perché la loro esistenza è impermanente) dei fenomeni.

Realtà permanente e realtà impermanente, quindi, sono due aspetti di un’unica realtà. Un altro concetto importante è ripreso dal Buddhismo mahayana ed è la possibilità di ogni essere vivente di raggiungere l’illuminazione perché in sé possiede la natura di Buddha.


La scuola buddhista Huayan. Si tratta di una scuola di pensiero puramente cinese sviluppatasi durante la dinastia Tang. Fondata dal maestro Fazong (643 – 712), deve il nome al sutra della Ghirlanda. Questa corrente riprende i principi dalla scuola Tiantai. In particolare, ogni elemento avrebbe in sé un principio li 理 (aspetto principale e permanente) e un principio shi 事 (aspetto formale e mutevole). Anche secondo la scuola Huayan, ogni essere vivente possiede in sé la natura di Buddha e per questo può raggiungere l’illuminazione in qualunque momento.


Monaci della scuola buddhista chan
Monaci della scuola buddhista chan

La scuola buddhista Chan. Nota in Giappone come scuola Zen, è una disciplina spirituale che prevede l’applicazioni di diversi metodi di concentrazione per raggiungere un’introspezione completa. Ancora oggi è la scuola buddhista cinese più popolare e diffusa in tutta l’Asia. Secondo la leggenda, sarebbe stata portata in Cina da Bhodidharma, il più importante e diretto discepolo di Gautama Siddhartha.

Questa scuola di pensiero è l’unica che non accetta l’utilizzo di testi sacri né di sutra, ma che vuole un insegnamento da cuore a cuore, da maestro a discepolo. Gli unici testi scritti accettati sono sotto forma di dialogo, questo per favorire l’insegnamento diretto e senza intermediari. Spesso il maestro della scuola buddhista Chan utilizza il metodo dello shock per portare il discepolo al di fuori dei propri schemi mentali.

Per la dottrina Chan, infatti, questo processo lo libererebbe da qualunque schema e lo aiuterebbe a entrare in contatto con la sua natura fondamentale. Secondo questa scuola, la natura di Buddha è infatti presente in ogni essere ed è raggiungibile solo in un lampo dell’intuizione. L’illuminazione, quindi, è realizzare qualcosa che è da sempre parte di sé e rendersi conto che la natura di Buddha, in fondo, è il proprio cuore.

 

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