Porcellane pregiate, Città Proibita di Pechino, Imperatrice Vedova Cixi, l'ultimo imperatore Pu Yi... nominando la dinastia Qing sono queste le prime cose che vengono in mente. Volete saperne di più? Continuate a leggere il nostro articolo: troverete gli avvenimenti storici più importanti, informazioni sulla cultura e sullo sviluppo economico in epoca Qing, e la lista completa degli imperatori!
La dinastia Qing (1644 – 1912 d.C.) è un clan di origine mancese, gli Aisin Gioro, che ha preso ufficialmente il potere nel 1644 rovesciando l'impero Ming. È stata l'ultima dinastia dell'epoca imperiale cinese, caduta a causa della rivoluzione Xinhai guidata dal generale Sun Yatsen.
Fin dalla salita al trono del primo imperatore Qing, è stato un periodo di crescita economica e aumento demografico, ma anche un'epoca di ribellioni e tumulti: i sudditi di etnia Han non erano soddisfatti delle istituzioni e delle discriminazioni nei confronti della popolazione non mancese, tra cui il noto “ordine del codino”, vale a dire l'imposizione sotto pena di morte della capigliatura alla mancese con la fronte rasata e il tipico codino, per tutti i maschi di etnia Han.
Lo stato Qing nasce quando nel 1609 Nuerhaci, un generale dell'esercito Ming, a seguito di una ribellione militare si autoproclama imperatore, stabilendo la capitale del suo regno nell'attuale Shenyang nella provincia settentrionale del Liaoning. Il figlio Huang Taiji continua l'opera del padre con campagne di conquista verso l'attuale Mongolia Interna e la provincia dell'Heilongjiang. Nel 1644 scoppiano le rivolte capeggiate da Li Zicheng che portano al suicidio dell'ultimo imperatore Ming e la conquista della capitale da parte dei ribelli; il generale Wu Sangui dell'esercito Ming, comandante del tratto di Grande Muraglia di Shanhaiguan che separava l'Impero cinese dallo stato Qing, decide di allearsi con i mancesi per sconfiggere Li Zicheng.
Questo sancisce l'ascesa della dinastia Qing: la nuova alleanza diventa il lasciapassare per Pechino, capitale dell'Impero Ming, e in 17 anni riconquistano tutto l'Impero annientando ribelli, lealisti e pretendenti Ming: è in questo periodo che viene imposto l' “ordine del codino”, per dimostrare la fedeltà di tutti i sudditi alla nuova dinastia regnante. Il primo imperatore dello stato Qing a regnare su tutta la Cina è stato Shunzhi, figlio di Huang Taiji, salito al trono all'età di soli 6 anni. La capitale resta Pechino, con la corte imperiale insediata all'interno della maestosa Città Proibita.
Il successore di Shunzhi, l'imperatore Kangxi, da inizio a un periodo di sviluppo economico notevole, soprattutto per quanto riguarda l'agricoltura, l'artigianato e il commercio. Quest'epoca florida anche dal punto di vista culturale dura per oltre un secolo, con i regni degli imperatori Yongzheng e Qianlong. L'arrivo del XIX secolo porta con sé corruzione, sanguinose rivolte e guerre contro le potenze occidentali: tutti elementi che segnano il declino inesorabile dell'Impero Qing.
La dinastia Qing vede l'alba del XX secolo, con la nomina del piccolo Pu Yi nel 1906 che a soli 2 anni diventa quello che sarà ricordato l'ultimo imperatore della Cina. Nel 1912 viene proclamata la Repubblica, in seguito alla rivoluzione Xinhai guidata dal generale Sun Yatsen.
La cartina della Cina come la vediamo oggi risale in gran parte all'epoca della dinastia Qing e secondo gli storici, tra il XVIII e il XIX secolo l'Impero Cinese diventa il paese con un'economia che non conosce eguali all'epoca. Tuttavia la decadenza dell'Impero diventa sempre più evidente, con il colpo di grazia dato dalle Guerre dell'Oppio e dalla Rivolta dei Taiping: l'espansione territoriale non ha saputo far fronte alle esigenze di un nuovo apparato governativo più moderno.
Durante la dinastia Qing, in particolare durante i 135 anni in cui hanno regnato gli imperatori Kangxi, Yongzheng e Qianlong, la Cina ha vissuto un periodo di sviluppo economico notevole, soprattutto per quanto riguarda l'agricoltura, l'artigianato e il commercio. L'assenza di grandi guerre porta a una crescita della popolazione su larga scala, rendendo la Cina già allora il paese più popoloso del mondo, con 150 milioni di abitanti verso la metà del XVIII secolo, fino ad arrivare a 300 milioni a fine Ottocento.
Dal punto di vista dell'agricoltura, gli importanti lavori di bonifica delle terre e dell'annessione di aree di confine prima in mano a tribù nomadi, come la Manciuria, contribuiscono ad aumentare la superficie dei campi da destinare all'agricoltura e, di conseguenza, la produzione.
Durante il regno dell'imperatore Yongzheng, la riforma delle tasse e la redistribuzione delle terre – opere iniziate già dall'imperatore Kangxi – migliorano a rinforzare il sistema feudale dando una maggiore stabilità all'impero. Si sviluppano anche nuove colture, alcune provenienti dall'estero, che trovano terreno fertile anche in Cina, ad esempio il mais e la patata dolce.
Nelle provincie meridionali le colture sono incentrate su cotone, tabacco e té: una produzione legata al commercio che contribuisce a rafforzare entrambi i settori.
Nel settore dell'artigianato, la porcellana, il cotone e la seta sono i prodotti di punta del periodo Qing. Le porcellane di epoca Qing arrivano e diventano famose anche in Occidente, grazie al commercio; la città più famosa per la produzione della porcellana è Jingdezheng, nella provincia del Jianxi.
Il commercio, sia interno che con l'estero, fiorisce durante il regno della dinastia Qing. A livello interno, la figura del commerciante oramai aveva assunto un'importanza sempre maggiore, anche se secondo l'etica confuciana il commercio era considerata un'attività di basso livello, ben lontana dagli uomini di lettere e dai funzionari. A livello internazionale, i commercianti cinesi dominavano i mercati dell'Asia centrale e del Borneo.
Per quanto riguarda i commerci con l'Europa, la Cina era il principale esportatore di seta, té e oppio, ma per decreto imperiale del 1793, non si accettavano merci europee che non fossero argento. Questo è stato un elemento che ha contribuito a inasprire le relazioni già precarie tra le potenze europee e l'Impero Cinese, costruite su secoli di pregiudizi e scarsa conoscenza reciproca.
Nonostante la dinastia Qing fosse di origine mancese e volesse a tutti i costi mantenere le proprie radici e le proprie tradizioni, si adotta una strategia di equilibrio per armonizzare le due culture.
Fin dall'ascesa al trono del primo imperatore Qing, tutti i documenti erano scritti sia in cinese che in lingua manciù, al punto che durante il regno dell'imperatore Qianlong, la maggior parte della popolazione mancese parlava cinese come prima o seconda lingua e a partire dal XIX secolo, la lingua manciù inizia a scomparire dai documenti scritti.
La corte Qing si fa promotrice anche dei principi confuciani, così radicati nella cultura dell'etnia cinese Han: l'imperatore Kangxi stabilisce che tutti i funzionari manciù, incluso l'imperatore stesso, studiassero i testi classici cinese del canone confuciano. Tuttavia, il cosiddetto “ordine del codino” istituito a partire dall'imperatore Huang Taiji era una forte imposizione della cultura mancese all'etnia Han; secondo i dettami di Confucio, i capelli, così come ogni altra parte del corpo, erano doni dei genitori e per rispetto non potevano essere toccati. Tagliarsi i capelli andava contro questo principio, ma i sudditi non avevano scelta: tagliarsi i capelli o farsi tagliare la testa.
All'imperatore Kangxi si deve anche il più completo dizionario di caratteri cinesi mai compilato, il Dizionario Kangxi, pubblicato nel 1716. Fino al XIX secolo è stato il dizionario di riferimento della lingua cinese e contiene circa 50000 caratteri e varianti grafiche. Ma non è l'unico contributo alla cultura cinese lasciato dalla dinastia Qing.
Il romanzo, la poesia e l'opera vivono un periodo di splendore. Opere diventati classici della letteratura cinese, come “Il sogno della camera rossa” scritto in vernacolare e “Rulin Waishi – Storia non ufficiale della foresta dei letterati” in cinese classico, risalgono a questo periodo e dipingono molto bene l'essenza della società del tempo.
Oltre al rinnovato interesse per la prosa, anche la poesia vede una nuova epoca florida, dopo il culmine durante la dinastia Tang. Nel XVIII secolo nasce l'opera di Pechino, inizialmente come spettacolo riservato alla corte, che rinnova la concezione del teatro e dell'opera cinese.
I missionari presenti in Cina nel XVIII secolo portarono in Europa parte della cultura dell'epoca Qing: tra XVIII e XIX secolo si assiste a uno sviluppo degli studi orientalistici e alla nascita di una vera e propria “febbre” dello stile cinese, evidente nell'arte, nella moda, nell'arredamento. Per l'arte è stato coniato un termine apposta, cineserie; si notano influenze anche nella letteratura europea del XIX secolo, in seguito a traduzioni di capolavori della letteratura cinese come “L'orfano di Zhao”, la prima opera cinese mai tradotta in lingue europee (francese) e in seguito riadattata da Voltaire nella piece “L'Orpheline de la Chine” del 1753.
La dinastia Qing del XX secolo lascia altri due importanti tracce prima della caduta definitiva dell'Impero: nel 1909 viene fondata la Biblioteca Capitale, quella che poi diventerà la Biblioteca Nazionale della Cina, la più grande di tutta l'Asia. Nel 1911 viene fondata la Qinghua University di Pechino come scuola preparatoria per gli studenti che il governo avrebbe mandato negli Stati Uniti: oggi l'Università Qinghua è una delle più prestigiose di tutto il paese e la più famosa a livello internazionale per la ricerca scientifica.
Gli avvenimenti storici più importanti di quest'epoca sono tutti legati a guerre e rivolte che hanno contribuito a destabilizzare la corte Qing e hanno decretato la fine dell'età imperiale.
Con l'ascesa al trono dell'imperatore Jiaqing finisce il periodo di prosperità e sviluppo economico che si era visto durante il regno di Kangxi, Yongzheng e Qianlong. La corruzione è sempre più presente tra gli organi amministrativi, la corte imperiale si lascia andare al lusso e ai vizi sperperando il tesoro della dinastia.
Il primo, chiaro, segnale di decadenza del cosiddetto Grande Impero Qing si ha tra il 1838 e il 1842, durante la Prima Guerra dell'Oppio: Gran Bretagna e Francia, decise a dominare i mercati asiatici e indebolire la Cina, iniziano un traffico illegale di oppio; la corte Qing dell'imperatore Daoguang, vedendo la crescita della dipendenza dall'oppio tra la popolazione, decide di bandire il commercio di oppio scatenando una reazione della Gran Bretagna, che dichiara guerra all'Impero Cinese.
Per l'esercito cinese è una disfatta e nel 1842 la corte Qing è costretta ad arrendersi firmando l'umiliante Trattato di Nanchino; tra le clausole è previsto il cedimento di Hong Kong all'Impero Britannico, l'accesso illimitato per le potenze europee nei porti cinesi con concessioni territoriali e diritto di extraterritorialità e il pagamento di un indennizzo per i danni di guerra.
La Seconda Guerra dell'Oppio (1856-1860) scoppia in concomitanza con la terribile Rivolta dei Taiping (1851-1864), una sommossa popolare fomentata da Hong Xiuquan, un cinese di etnia hakka che ispirato da alcuni principi della religione cristiana fonda il Regno della Pace Celeste con capitale a Nanchino. La rivolta degenera in una vera e propria guerra civile tra ribelli ed esercito imperiale; la corte Qing chiede aiuto alle potenze occidentali, che però non danno aiuti concreti.
Nel 1854 la Gran Bretagna chiede di rinegoziare il Trattato di Nanchino e, al rifiuto da parte della corte imperiale, dichiara nuovamente guerra.
La Cina, impegnata su due fronti, riesce a sedare la rivolta, ma ottiene una rovinosa sconfitta contro l'Impero Britannico, sancita dai Trattati di Tianjin del 1864: le nuove umilianti clausole di pace prevedevano l'accesso illimitato ai fiumi navigabili della Cina e che l'Impero Qing adottasse l'inglese come lingua ufficiale per tutti i documenti scritti. Uno dei simboli di questo periodo di guerre e rivolte sono le rovine dell'Antico Palazzo d'Estate di Pechino, visitabili ancora oggi e pregne di storia.
Alla fine del XIX secolo, mentre l'Impero Qing era impegnato nelle guerre sui due fronti interno ed internazionale, si fa strada la controversa figura dell'Imperatrice vedova Cixi: da concubina favorita dell'imperatore Xianfeng, diventa reggente al trono del giovane imperatore Tongzhi, suo figlio, e del successore Guangxu, suo nipote.
L'imperatrice vedova Cixi è stata al potere della corte Qing per 47 anni, governando il paese “da dietro le quinte”: in questo mezzo secolo il declino della dinastia si fa sempre più evidente, da un lato per la corruzione, gli intrighi e il lusso sfrenato in cui si viveva a corte; dall'altro per la mancanza di misure decisive volte alla modernizzazione del paese e del governo, per risollevare l'Impero dopo le guerre e le umiliazioni con le potenze occidentali.
Nel 1898 l'imperatore Guangxu tenta una serie di riforme, le cosiddette “riforme dei cento giorni”, per dare una svolta al vecchio governo e far fronte alle esigenze del paese. L'imperatrice vedova Cixi prende il potere con un colpo di stato e blocca tutte le misure riformiste. Due anni dopo, nel 1900 la stessa Cixi si schiera dalla parte dei ribelli durante la Rivolta dei Boxer, un movimento di stampo xenofobo contro gli occidentali presenti in Cina e nella capitale Pechino.
L'uccisione di un ministro tedesco provoca l'intervento armato di una coalizione di potenze straniere, l'alleanza delle otto nazioni (Austria-Ungheria, Francia, Gran Bretagna, Giappone, Italia, Stati Uniti, Russia e Germania), per sedare la rivolta. Cixi e la corte Qing sono costretti alla fuga verso Xi'an e a firmare un nuovo trattato di pace umiliante per l'Impero Cinese.
Quando oramai il declino delle strutture governative e il malcontento della popolazione raggiungono un punto critico, nel 1902 l'imperatrice Cixi promulga una serie di nuove riforme, che però hanno vita breve. Cixi muore nel 1908 e sul letto di morte nomina il giovanissimo Pu Yi, di appena 2 anni, nuovo imperatore della Cina. Nel 1911 una rivolta popolare si estende a macchia d'olio partendo da Wuhan (Hubei), i ribelli sostenitorni della repubblica e del generale Sun Yatsen ne approfittano per dare il colpo di grazia alla dinastia Qing e nel 1912 proclamano la nascita della Repubblica di Cina.
Pu Yi e la corte Qing sono autorizzati a restare nella Città Proibita, ma di fatto non hanno più alcun potere. La storia di Pu Yi e della fine dell'Impero Qing è raccontata nel capolavoro di Bernardo Bertolucci, L'Ultimo Imperatore, l'unico film straniero girato all'interno della Città Proibita di Pechino.
Imperatore |
Età in cui è salito al trono |
Periodo di governo |
Note e fatti importanti |
Nuerhaci |
50 anni |
1609-1625 |
Generale ribelle dell'esercito Ming, si autoproclama imperatore della dinastia Jin Posteriori e fonda la capitale del neonato regno manciù a Shenyang. È il padre della dinastia Qing. |
Huang Taiji |
33 anni |
1625-1643 |
Cambia il nome della dinastia in Qing e parte alla conquista dei territori dell'Impero Ming. Muore prima di arrivare a Pechino, conquistata dai suoi figli. |
Shunzhi |
6 anni |
1644-1661 |
Il principe reggente Dorgon, fratello di HuangTaiji, lo proclama imperatore e dichiara la dinastia Qing come i legittimi successori della dinastia Ming |
Kangxi |
7 anni |
1661-1722 |
Il regno di Kangxi, durato 61 anni, è uno dei più lunghi della storia cinese. In questo periodo il dominio Qing si consolida in tutto l'impero e grazie a riforme agricole ed economiche la Cina conosce un periodo di sviluppo economico |
Yongzheng |
44 anni |
1723-1735 |
Imperatore controverso, accusato spesso di essere usurpatore del trono. Riesce a mantenere la stabilità e la prosperità del regno creata da suo padre Kangxi. |
Qianlong |
24 anni |
1735-1796 |
Nel sessantesimo anno del suo regno abdica in favore del figlio Jiaqing per non mancare di rispetto alla memoria del defunto imperatore Kangxi, suo nonno, che aveva regnato per 61 anni. Riconosciuto come generale capace, conquista territori di frontiera come il Tibet e lo Xinjiang; durante il suo regno si assiste però a un aumento della corruzione e degli intrighi di corte |
Jiaqing |
36 anni |
1796-1820 |
Per i primi due anni di regno tutte le decisioni continuavano a essere prese dall'imperatore padre Qianlong: Jiaqing è una figura solo di facciata. Questo periodo è passato alla storia come l'inizio del declino della dinastia Qing. |
Daoguang |
38 anni |
1820-1850 |
Siamo nell'epoca della Prima Guerra dell'Oppio, con la prima rovinosa scofitta dell'esercito cinese nel 1842 con l'umiliante Trattato di Nanchino, con il quale Hong Kong diventa territorio dell'Impero Britannico. |
Xianfeng |
19 anni |
1850-1861 |
Si può dire che l'imperatore Xianfeng è l'ultimo eletto secondo le regole di succesione al trono della dinastia Qing. Il suo regno è un susseguirsi di rivolte e guerre, tra cui la sanguinosa Rivolta dei Taiping e la Seconda Guerra dell'Oppio. |
Tongzhi |
6 anni |
1861-1875 |
Con la proclamazione del giovanissimo Tongzhi come imperatore della Cina, inizia l'ascesa al potere dell'imperatrice vedova Cixi, sua madre e concubina favorita del defunto imperatore Xianfeng. |
Guangxu |
4 anni |
1875-1908 |
Nipote dell'imperatrice vedova Cixi (reggente al trono fino al 1889); Guangxu regna effettivamente solo dal 1889 al 1898, con una politica più aperta alle riforme rispetto al passato. Nel 1898 l'imperatrice Cixi si impadronisce del potere con un colpo di stato e lo imprigiona nella Città Proibita. |
Pu Yi |
2 anni |
1908-1912 |
L'ultimo imperatore della Cina, nominato dall'Imperatrice Vedova Cixi. Nel 1912 viene firmato a suo nome un documento che proclama la nascita della Repubblica. Pu Yi e la sua corte restano nella Città Proibita di Pechino fino al 1924, quando l'occupazione del Kuomingtang lo costringe alla fuga a Tianjin. Nel 1931 i giapponesi gli offrono il trono del Manciukuò, i territori della Cina settentrionale conquistati dall'esercito nipponico. |